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La realtà a volte è più drammaticamente spettacolare della finzione. È questo che ho pensato quando ho finito di vedere il documentario Netflix American Murder: The Family Next Door.
Si tratta di un found footage, ossia un film realizzato interamente riassemblando filmati già esistenti. In questo caso a essere montate e rielaborate magistralmente, per opera di Jenny Popplewell, sono i reportage investigativi legati al caso della scomparsa di Shan'ann Watts e le due figlie Bella e Celeste.
82 minuti di tensione regalati da Christopher Lee Watts, il marito della donna e padre delle due bambine, che, con la sua agghiacciante imperturbabilità, paralizza fin dai primi minuti del documentario.
Grazie alle body cameras, le telecamere che i poliziotti americani indossano con la divisa, abbiamo una sequenza praticamente ininterrotta degli avvenimenti che vanno dalla denuncia di scomparsa fino alla condanna per omicidio.
Non consideratemi una carogna. Questo non è spoiler, perchè la costruzione narrativa del documentario è volta a chiedersi che fine abbia fatto la donna, se allontanamento volontario o omicidio, ma, sfortunatamente, già il titolo spoilera l'infausto destino della donna.
Per quanto riguarda la colpevolezza dell'uomo, invece, non ci sono dubbi fin dal primo fotogramma, in cui è lampante che il marito abbia qualcosa che non vada. Io l'ho trovato inquietante anche nei filmati famigliari, che la donna pubblicava su Facebook e che nel documentario si alternano a quelli delle indagini.
La storia è una di quelle che gode di tragica viralità a causa delle inquietanti dinamiche coinvolte: l'immagine della tranquilla famiglia spazzata via dalle bugie di un uomo complessato.
La mano tecnica di questa produzione è davvero invisibile e questo dà ancora più risalto ad una storia che incolla allo schermo già di per sè.
È impossibile non farsi coinvolgere dalla tragica vicenda e per questo motivo questo prodotto Netflix gode di un elevatissimo appeal.
È cronaca pura, privata di qualsiasi giudizio tendenzioso, qualsiasi analisi spicciola o scambio di opinioni, volti alla più banale demagogia. Il responso morale è lasciato alla discrezione dello spettatore, che a fine visione è a conoscenza del quadro completo della situazione.
Noi italiani avremmo molto da imparare al riguardo. Sì, Gianluigi Nuzzi sto parlando proprio con te!
Avete già visto American Murder? Lo guarderete? Fatemi sapere!
Io per il crime ho una malsana passione che di solito sfogo tutta in una volta in una settimana dedicata. Ma questo documentario mi ha tentato per come è stato costruito e non sapendo niente della storia ero più tentata a dare la colpa a lei e al suo perenne stato di perfezione sui social. Sarei una pessima investigatrice, insomma, ma la narrazione lascia con il fiato sospeso.
RispondiEliminaSecondo me hai colto proprio un punto che hanno sfruttato al meglio per rendere così accattivante questo documentario. L'immagine quasi stucchevole della famiglia perfetta che lei vuole ad ogni costo far passare tramite i social cozza inevitabilmente con la disastrosa e tragica realtà, quindi l'effetto finale è un vero proprio choc!
Eliminae così tutto si sviluppa emotivamente che il https://filmpertutti.gdn film si calma gradualmente
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